UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Lettera per lettera: chi ha scritto Hollywood?

Cosa hanno in comune Alice Cooper e Andy Williams? Il rocker che gioca con il macabro e l’horror e il crooner amato dalle mamme, star della televisione degli anni Sessanta? Quasi nulla, a parte la professione. Neppure le idee politiche, visto che il primo è un convinto repubblicano, mentre il secondo è un democratico, amico dei Kennedy. Eppure è grazie anche a loro due se ancora oggi noi turisti di tutto il mondo possiamo ammirare il “monumento” più famoso di Los Angeles, immancabile sfondo per ogni nostro selfie nella città degli angeli.

Alice Cooper con Groucho Marx nel 1974: c’entrano tutti e due

Ma questa storia bisogna cominciarla dall’inizio, ossia dal 1923. Nei primi anni Venti Los Angeles non era ancora la megalopoli che è oggi e soprattutto non era ancora la città del cinema. I film si facevano a Chicago, a New York, anche a Los Angeles ovviamente, ma non esisteva ancora quella che pochi anni dopo avremmo cominciato a chiamare Hollywood. In quegli anni era solo un quartiere di Los Angeles, certo un quartiere in espansione, ma non ancora la metonimia più celebre del Novecento. Proprio nel 1923 i costruttori Woodruff e Shoults acquistano una grande area edificabile a ridosso delle colline, nell’area del Beachwood Canyon, e ne vogliono fare un quartiere residenziale modello, chiamato Hollywoodland. Anche altri sono interessati a quella zona di Griffith Park. Il regista e produttore Mack Sennett, “The King of Comedy” del cinema muto, diventato ricco grazie ai brevi cortometraggi delle Bathing Beauties, che con i loro costumi da bagno sono il “sogno proibito” del pubblico americano degli anni Dieci, vuole costruire la sua grande villa in cima a quella collina. Iniziano anche i lavori per spianare quella piccola vetta, ma alla fine non se ne fa nulla.

La versione lunga con LAND

La pubblicità è l’anima del commercio e Woodruff e Shoults decidono di realizzare sul lato meridionale della collina una grande scritta per invogliare i nuovi cittadini di Los Angeles a investire in quel progetto. La realizzazione viene affidata alla Crescent Sign Company. Thomas Fisk Goff progetta la grande insegna: tredici lettere in legno, in stampatello bianco, alte più di quindici metri. Sulle lettere sono montate quattromila lampadine che devono illuminare la scritta in tre segmenti successivi: “HOLLY”, “WOOD” e “LAND”. E sotto la scritta c’è un grande riflettore per renderla ancora più evidente. I pali devono essere portati lassù a dorso di mulo. L’insegna costa più di ventimila dollari dell’epoca, una somma ingente, ma Woodruff e Shoults sono soddisfatti: quella scritta si vede da tutta la città.

Hollywood però non è destinata a diventare un quartiere di villette per la nuova borghesia di Los Angeles, ma il centro dell’industria cinematografica americana. Uno dopo l’altro nascono i grandi studi, poi arrivano tutte le attività che ruotano intorno al cinema. A metà degli anni Trenta Don Lee, un tempo proprietario di un negozio di biciclette diventato un pioniere della televisione, costruisce nelle vicinanze dell’insegna la sede degli studi e del trasmettitore della prima stazione televisiva di Los Angeles, la W6XAO. Don si trasferisce nel 1951 su una vetta più alta, ma quella collina sopra Hollywood, fino a quel momento senza nome, dal 1939 viene chiamata Mount Lee e la torre è ancora lì, visibile in tutte le foto dei turisti: è l’impianto di trasmissione utilizzato dalle radio della polizia e dei vigili del fuoco di tutta Los Angeles.

La speculazione di Woodruff e Shoults si rivela fallimentare. L’insegna però rimane al suo posto, anche se i nuovi proprietari, dieci anni dopo l’inaugurazione, decidono di spegnere l’illuminazione, che è davvero troppo costosa, e non fanno più lavori di manutenzione.

Nel frattempo, nel 1940, Howard Hughes acquista il terreno tutto intorno alla scritta: vuole costruire una villa in cima alla collina per il suo amore di quei giorni, la splendida Ginger Rogers, in quel momento all’apice del successo, dopo i film con Fred Astaire e vincitrice dell’Oscar per il suo ruolo drammatico in Kitty Foyle. L’attrice rompe presto il fidanzamento, Hughes abbandona il progetto e il terreno rimane vuoto. Non è l’unica pazzia per amore dell’eccentrico produttore e aviatore. Paga a un produttore suo concorrente una penale di un milione di dollari per portare via Katharine Hepburn, con il suo aereo direttamente dal set. Dopo un furioso litigio con Ava Gardner, compra tutti i biglietti aerei diretti all’estero, per impedire che l’attrice esca dagli Stati Uniti. Tra i suoi amori ci sono anche Bette Davis e Olivia de Havilland, Hedy Lamarr e Rita Hayworth, ma probabilmente ha ragione Gene Tierney – peraltro una che ha resistito alle sue avances – quando dice: “Non credo che Howard possa amare qualsiasi cosa che non abbia un motore”.

Hughes con Jean Harlow

Nel 1944 la H crolla a causa di una tempesta di vento e nessuno, durante la guerra, pensa di sistemarla. Alla fine degli anni Quaranta un comitato di cittadini chiede la rimozione di quell’obbrobrio che deturpa la collina. A questo punto la Camera di commercio di Hollywood, in cui sono rappresentati gli interessi delle case di produzione, decide che quella scritta deve rimanere, ma non sarà più la réclame di un’impresa immobiliare fallita, ma il simbolo dell’industria culturale più potente del mondo. Viene stipulato un contratto con il Dipartimento dei parchi della città di Los Angeles, vengono rimosse le ultime quattro lettere, vengono restaurate le altre e costruita una nuova H. Così nel settembre 1949 viene inaugurata la nuova scritta HOLLYWOOD.

Si tratta comunque di una struttura realizzata prevalentemente in legno e la tempesta di vento del 10 febbraio 1978 distrugge la parte superiore della prima O, facendola diventare una sorta di u minuscola, e abbatte l’ultima O. HuLLYWO D: nella primavera appare più o meno così la grande scritta che domina Mount Lee. Non è certo il miglior biglietto da visita per la città degli angeli.

Hugh Hefner, dalle pagine di Playboy, organizza una campagna di stampa per restaurare la scritta, convince la Camera di commercio a costruirne una nuova, più resistente, e soprattutto trova i nove donatori disposti a spendere ciascuno 27.778 dollari necessari per completare i lavori. L’11 novembre 1978 viene trasmessa dalla CBS la cerimonia di inaugurazione della nuova scritta, alta più di tredici metri, con le lettere in acciaio sostenute da pali conficcati in un basamento di cemento armato. I camion hanno sostituito i muli.

Hugh Hefner: coinvolto nell’affare

I soldi per la H vengono donati da Terence Donnelly, l’editore dell’Hollywood Independent Newspaper, un giornale popolare diffuso in quella parte della città. Alice Cooper paga per costruire la O, dedicandola alla memoria del suo idolo Groucho Marx, morto il 19 agosto 1977. Le due L vengono pagate rispettivamente da Les Kelley e Gene Autry. Les è l’editore di Kelley Blue Book, la più importante rivista americana di valutazione delle automobili. Les ha cominciato negli anni Venti come venditore di automobili, è stato suo fratello minore Buster, qualche anno dopo, a pensare di pubblicare la guida per le valutazioni, utilizzando per la prima volta il chilometraggio per definirne il valore. Gene, il cowboy cantante con il fiuto per gli affari, è una leggenda di Hollywood, su cui è necessario raccontare qualcosa.

Autry: ci voleva un cowboy

Magari il suo nome non vi dice nulla, ma Gene Autry è l’unico ad avere cinque stelle sulla Hollywood Walk of Fames, una per ciascuna delle cinque categorie istituite dalla Camera di commercio di Hollywood: cinema, radio, televisione, dischi e spettacolo dal vivo. Gene, nato nel 1907 in Texas, cresce in Oklahoma. Fa il telegrafista sulla linea ferroviaria St. Louis-San Francisco e nei lunghi turni notturni passa il tempo suonando la chitarra e cantando. E per questo viene licenziato. Prova a cantare e in pochi anni quel suo stile semplice, da cui nascerà il country, ottiene un grande successo: nella sua carriera incide più di seicento canzoni, di cui la metà scritte da lui, e vende più di cento milioni di dischi, grazie anche alle sue canzoni natalizie: Santa Claus Is Comin’ to TownFrosty the Snowman e, il suo successo più grande, Rudolph, the Red-Nosed Reindeer. Hollywood si accorge presto di questo talento. Il personaggio del cowboy, che in sella al suo cavallo Champion canta le sue canzoni, diventa popolarissimo. Gira novantatré film, il suo show radiofonico va in onda dal 1940 al 1956 – anche il cavallo Champion ha un proprio show alla radio, seguissimo dai bambini – poi debutta anche in televisione. Nel 1942 apre ad Ardmore in Oklahoma uno spazio dove si svolgono grandi rodei. Per trent’anni Gene Autry è per i ragazzini americani il simbolo del cowboy onesto e coraggioso: attraverso i suoi programmi diffonde il Cowboy Code, il decalogo del cowboy, il cui primo “comandamento” è: “Il Cowboy non deve mai sparare per primo, colpire un uomo più basso o trarne un vantaggio sleale”. Gene Autry si ritira dal mondo dello spettacolo nel 1964 e si dedica esclusivamente a gestire i propri affari. Negli anni ha accumulato una fortuna e l’ha fatta ben fruttare. Ha una propria casa di produzione, gestisce i diritti della sua immagine che viene usata nei fumetti, nei giocattoli e ovviamente nella pubblicità, è proprietario di una squadra di baseball, i California Angels. Ed è anche molto attivo nelle speculazioni immobiliari, dove dimostra una notevole abilità. Ha degli interessi intorno al Griffith Park, dove costruisce il suo Museum of Western Heritage. La scritta HOLLYWOOD è dietro casa sua e per lui ventisettemila dollari sono una bazzecola.

Hugh Hefner mette i soldi per la Y, mentre Andy Williams quelli per la W. C’è anche un po’ d’Italia nel restauro della scritta, visto che il produttore italiano Giovanni Mazza paga per restaurare la seconda O. La Warner Brothers si fa carico della terza O, è l’unico dei cinque grandi studi a partecipare al restauro della scritta. Harry, Albert, Sam e Jack, originari dalla Polonia, sono stati tra i primi a arrivare a Hollywood, fondando un piccolo studio sul Sunset Boulevard. Prima avevano un cinema a Newcastle, in Pennsylvavia: un’agenzia di pompe funebri prestava le sedie ai fratelli Warner, ma se c’era un servizio funebre il pubblico doveva stare in piedi. Il vecchio Jack Warner muore due mesi prima dell’inaugurazione della “nuova” scritta. Dennis Lidtke, proprietario della Gribbitt Ltd, un’agenzia grafica con sede al 5419 di Sunset Boulevard, paga il restauro della D.

Anche su Giovanni Mazza bisogna raccontare una storia.

Francesco Alliata, Quintino di Napoli, Pietro Moncada, Renzo Avanzo, Fosco Maraini e Giovanni Mazza sono un gruppo di giovani amici appassionati di immersioni subacquee e di cinema. Decidono di unire queste due passioni e nel 1947 fondano la Panaria Film. Con vecchie attrezzature americane rese impermeabili, cominciano a realizzare dei cortometraggi in 35mm nei fondali delle Eolie. Giovanni è un ottimo palombaro e grazie a lui sono possibili le riprese anche più pericolose, come quelle effettuate nella cosiddetta “camera della morte” per documentare la cattura dei tonni. Tra i titoli più noti ci sono Cacciatori sottomarini, Tonnara, Bianche Eolie, Isole di Cenere, Tra Scilla e Cariddi; alcuni di questi brevi documentari vengono presentati al Festival di Venezia dove ottengono anche dei riconoscimenti. Renzo Rosellini firma la musica e così suo fratello Roberto conosce quel gruppo di entusiasti cineasti e li esorta a passare ai lungometraggi.

Per una lettera mancante, telefonare qui

Ed è così che nel 1949 la Panaria Film – e Giovanni Mazza – si ritrovano nel bel mezzo della “guerra dei vulcani”, come scrivono i giornali dell’epoca. Roberto Rossellini, dopo aver ricevuto una lettera di Ingrid Bergman che gli chiede di poter lavorare con lui, decide di girare Stromboli (Terra di Dio), con lei come protagonista, al posto di Anna Magnani, con cui ha una relazione. In breve nasce una storia d’amore tra il regista italiano e l’attrice svedese, e così Anna Magnani, per vendicarsi del doppio rifiuto, decide di girare nelle stesse settimane un film sull’isola di Salina, Vulcano, con la regia di William Dieterle. I due cast si fronteggiano sulle coste dell’arcipelago delle Eolie, che si trovano a godere di un’inattesa popolarità. La produzione è proprio della Panaria Film, a cui si associa l’United Artists. Nonostante il clamore della vicenda, nessuno dei due film ottiene al botteghino il successo sperato. Per la Panaria Film si tratta comunque di un grande successo. Due anni dopo produce, ancora con Anna Magnani come protagonista, La carrozza d’oro con la regia di Jean Renoir, il primo film europeo in Technicolor. Panaria Film non ha comunque le forze per competere sul mercato internazionale e dopo alcuni altri film, nel 1956 cessa le proprie attività. Ma Giovanni, vent’anni dopo, si toglie la soddisfazione di partecipare al restauro della scritta Hollywood.

Cosa ne è stato della vecchia scritta? Viene distrutta. Figurarsi la sorpresa quando nel 2005 il produttore Dan Bliss mette in vendita su eBay la lettera H. Ma non si tratta di quella tolta nel 1978, ma di quella originale e caduta nella tempesta del 1944 e considerata ormai perduta, proprio a causa di quel vento. Non sappiamo chi si è preso la briga di portare via quel cimelio, l’unico rimasto della scritta HOLLYWOODLAND. Ma immagino che prima o poi qualcuno ci farà un film.

Una lacrima per Peg

Proprio da quella H il 16 settembre 1932 la ventiquattrenne attrice inglese Peg Entwistle decide di togliersi la vita. Ha trovato lassù una scala utilizzata per le manutenzioni, è salita sul braccio più alto della lettera e si è gettata nel burrone. I motivi di quel gesto rimangono un mistero. Il biglietto dice soltanto: “Ho paura, sono una codarda. Mi dispiace per tutto. Se l’avessi fatto molto tempo fa, avrei risparmiato molto dolore”. Hollywood, dopo Peg, distruggerà la vita di altre giovani falene.

  • Luca Billi ha pubblicato il romanzo Anything Goes (Villaggio Maori Edizioni). Anything Goes è anche uno spettacolo teatrale. Per tenersi informati, qui

Credit: Hollywoodland” by www.brevestoriadelcinema.org is marked with Public domain mark 1.0. “Hollywood Sign” by Vlastula is licensed under CC BY-NC-SA 2.0. “Peg Entwistle – a symbol of failure!” by Movie-Fan is licensed under CC BY-NC-SA 2.0. Hugh Hefner by Alan Light is licensed under CC BY 2.0. “Groucho Marx and Alice Cooper at Rancho Mission Viejo, 1974” by Orange County Archives is licensed under CC BY 2.0. Jean Harlow and Howard Hughes on the set of ‘Hell’s Angels’ by thefoxling is licensed under CC BY-NC-SA 2.0.

I social: