Al termine di un incontro con Fabio Gambaro, francesista e autore di un prezioso libro sul Calvino d’Oltralpe (Lo scoiattolo sulla Senna, L’avventura di Calvino a Parigi, Feltrinelli), mi era restata la curiosità di conoscere quale sia oggi in Francia la popolarità dello scrittore, di cui il 15 ottobre 2023 si era celebrato il centenario della nascita.
Ne avevo ricavato la risposta che Calvino, come in Italia, è un po’ trascurato se non dimenticato e a sorpresa proprio riguardo il suo côtê più letterariamente transalpino: certo, Se una notte d’inverno un viaggiatore resta il suo best seller e la trilogia de I nostri antenati è di uso scolastico…
Ora, però, cambia tutto: Italo Calvino fa il suo trionfale ingresso con otto romanzi raccolti in volume ne La Bibliothèque de la Pléiade – pubblicata dal 1933, la leggendaria collana vanta ormai oltre 600 titoli, incarnando una specie di empireo della letteratura. Quello di Calvino è il 22esimo libro di un italiano a comparirvi – il record di presenze patrie appartiene con otto opere a Giacomo/Jacques Casanova, che si trova in lista tra giganti, Dante, Machiavelli, Goldoni… Calvino diventa l’unico rappresentante del nostro Novecento accanto a Pirandello.
Gambaro nel suo saggio apriva un altro interessante spiraglio, quando affrontava la scontentezza di Calvino per le versioni francesi delle sue opere. Comunque sia, oggi Gallimard suona la fanfara per i Romans dello scrittore italiano, avendo rimesso mano alle traduzioni, a partire dal Sentiero dei nidi di ragno e dalla trilogia degli Antenati. Leggo il testo diffuso dall’editore, firmato da Yves Hersant, che ha curato il volume e diviso gli oneri delle versioni con Christophe Mileschi, Martin Rueff e Roland Stragliati. Calvino viene descritto come l’opposto del romanziere confessionale da autofiction: è semmai lo scrittore che oltrepassa di continuo le colonne del roman, aprendosi all’invenzione e al gioco; è colui che sa spaziare dal materiale primordiale della fiaba all’eredità illuminista – eh sì, Calvino è molto francese e non solo per la sua frequentazione dell’Oulipo! – e alla presunta esattezza della ricerca scientifica; Calvino è “ingaggiato” nella realtà e capace di interagirvi tanto più ne è discosto – mancano tuttavia nelle 1398 sottili pagine del messale della Pléiade, oltre al molto strutturalista Castello dei destini incrociati, forse essendo racconti, Le cosmicomiche, supplite dallo sguardo svagato e implacabile del signor Palomar.
Spiega Hersant: “C’est à sa constante recherche de formes nouvelles, autant qu’à son imagination audacieuse, qu’Italo Calvino romancier – pour ne rien dire du conteur ni de l’essayiste – doit d’occuper une place de premier plan dans la littérature contemporaine. Le goût de l’expérimentation, le refus de se répéter, l’esprit ludique aussi, ont entraîné l’auteur du Sentier des nids d’araignée très loin du néoréalisme de ses débuts: peu d’écrivains ont joué sur une telle variété de registres. On s’étonne, à première vue, que l’auteur du fabuleux Baron perché(1957) soit aussi celui du méditatif Monsieur Palomar (1983), et qu’au réalisme poétique de Marcovaldo (1963) aient succédé le jeux combinatoires des Villes invisibles (1972) et de Si par une nuit d’hiver un voyageur (1979)”. Il volume della Pléiade comprende questi titoli: Le sentier des nids d’araignée – Le vicomte pourfendu – Le baron perché – Le chevalier inexistant – Marcovaldo – Les villes invisibles – Si une nuit d’hiver un voyageur – Monsieur Palomar. E accanto ai romanzi: prefazioni, interviste e documenti.
A margine. Ho appena preso nota, leggendo un post su Facebook del professor Giovanni Pacchiano, che il mondo di noi vecchi fans della letteratura si divide in Calvinisti e Pavesiani. Io non posso che far parte dei Calvinisti, perché il primo libro che lessi da solo, undicenne, fu Il visconte dimezzato, bellissimo e smilzo “corallo” di Einaudi – tra parentesi, Il visconte ha inaugurato le traduzioni in lingua straniera di Calvino con la versione in francese del 1955, uscita da Albin Michel. Breve: ne venni conquistato sorprendentemente poiché diffidavo della categoria del fantastico, considerandola adatta ai bambini – e poi non era stata forse mia nonna a leggermi da piccolo le fiabe italiane riscritte da Calvino (“Don Raimondo, don Raimondo, i maiali vanno a fondo!”)? Come non dare ragione a Daniele Del Giudice quando sosteneva che Italo Calvino è uno scrittore di formazione perché il rapporto che aveva con il suo mestiere, con i suoi libri, era quello di uno scrittore di formazione.
Non incontrai membri della setta dei Pavesiani fino al ginnasio quando divisi il banco con una compagna di scuola ai tempi molto più adulta e sentimentale di me. Sempre per la cronaca, di Cesare Pavese Gallimard ha appena pubblicato Terre d’exil et autres nouvelles (Nouvelles extraites de Nuit de fête et autres récits) – tutti i romanzi di Pavese sono invece usciti nella italianissima Biblioteca della Pléiade, collana nata da un sodalizio commerciale tra Einaudi e Gallimard. La rivalità continua…
- L’8 ottobre l’Istituto Italiano di Cultura e l’editore Gallimard organizzano a Parigi una serata di presentazione del libro con la partecipazione di Yves Hersant, responsabile di edizione e Hugues Pradier, direttore editoriale de La Pléiade. In presenza di Antoine Gallimard. Questa serata inaugura il Festival italien à Paris, che si svolge dall’8 al 19 ottobre in vari luoghi della capitale francese