UN BLOG
IN FORMA DI MAGAZINE
E VICEVERSA

Allonsanfàn
{{post_author}}

Prendi The Substance e rinasci. Ma poi finisce in un quasi horror

The Substance è una storia assai tesa, parente dei patti col diavolo ma in una versione più che aggiornata. Dunque: un uomo misterioso ti dice dove trovare un prodotto straordinario – in una specie di tugurio urbano, tipo banca derelitta – e ti prepara il ritiro puntuale ogni sette giorni. Dà due istruzioni due, anzi una sola che le riassume, e se poi ti incasini, se mandi in culo tutto per superficialità, disobbedienza o imperizia della nuova e splendida vita che ti è offerta, sono affari tuoi, la regola è molto, molto chiara.

Dal claim del comunicato stampa. Il prodotto rivoluzionario che viene fornito si chiama The Substance. Ti cambia la vita. Genera una nuova versione di te. Una versione più giovane, più bella, una versione perfetta. C’è solo una regola (appunto!): vi dovete dividere il tempo. Una settimana sta alla vecchia versione di te. Quella dopo sta alla nuova. Sette giorni a testa. Un equilibrio perfetto. Facile, no? Se rispetti l’equilibrio… che cosa può andare storto?

Demi Moore in The Substance

E infatti: dopo una ora e mezza di film su due ore e dieci siamo vicino alla catastrofe. La ex star di Hollywood Elisabeth Sparkle – una Demi Moore coraggiosamente sempre nuda o in sgargiante cappotto giallo – più che per il decadimento fisico è nei guai proprio per colpa dei turni settimanali richiesti da The Substance. Si dà il cambio con un modello deliziosamente giovane di se stessa, sottile e sensuale – Margaret Qualley -, che ha partorito in maniera (va detto) agghiacciante, ma viene relegata dalla sua sosia nell’armadio degli orrori per più dei sette giorni canonici. Tra l’altro la versione 2.0 di Elizabeth-Demi ne ha preso il posto in tv, aiutata dal solito producer maschio e sciovinista, lui sì invecchiabile senza problema alcuno – nella parte c’è un Dennis Quaid che non si sa se più odioso o scassato.

Ma qui risiede (esagerando) il colpo di genio autoriale di Coralie Fargeat, fresca regista francese, la quale si è aggiudicata il premio per la migliore sceneggiatura a Cannes 2024: tutto il racconto posa visivamente e trae forza da una horrorifica (con la h) presentazione delle metamorfosi dei corpi deteriorati o risorgenti. Il film sta negli effetti speciali che rendono al fine molto ripugnanti sia la crisalide sia la farfalla e maledettamente insidioso e idiota il patto – ma sì, non lo avete ancora capito, grida in noi la saggia casalinga di Voghera? Bisogna accettarle, le rughe, il passare degli anni, godere della pensione e persino del posto al cimitero con il lumino acceso (altro che spotlight!). Sai che morale inedita.

Il dettaglio, anzi il clima, è horror

Comunque. “Non parlate al plurale, siete una sola”, spiega la voce al telefono alle due che protestano disperate come se chiamassero un numero verde, mentre Demi marcisce e Margaret si mostrifica in una deriva che più che alla satirica Morte ti fa bella paga visualmente pegno ai bombastici videoclip degli anni Ottanta o semmai a Titane di Julia Ducournau, pasticcio mitologico automobilistico di un’altra trionfatrice da Croisette. Al the end i giovani escono divertiti, gli anziani delusi e scocciati per aver perso altro tempo prezioso – nella cineteca vicino davano un film d’essai vero sull’età che passa, Fedora di Billy Wilder.

I social: