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Piergiorgio Viti. I miracoli al contrario di San Cinereo

Sovrastato da schiere di santi supereroi, che nella trionfante tradizione cattolica risanano malattie fatali, arti e occhi ammalorati e altre disgrazie che il destino distribuisce malevolo, non può che ispirare tenerezza e simpatia (a patto di non chiedergli nulla) San Cinereo, la cui breve e ingloriosa esistenza, nella Roma antica, viene narrata nei versi ironici e raffinati del poeta Piergiorgio Viti in San Cinereo, vita formidabile e ignota di un santo minore: mirabile volumetto in edizione rara (39 copie su carta filigranata, grafica e illustrazioni dell’artista Claudia Ferrari), per le edizioni «i taschinabili» della Libreria Cardano di Pavia.

Con tutto il fervore e la buona volontà di un benefattore, che in fondo era quello il suo mestiere – e alla vocazione, si sa, opporsi non si può – San Cinereo (217 – 250 d.C.) si applica a lenire i guai di chi fiducioso si rivolge a lui. Ma al contrario del celebre signor Bonaventura, che combinava guai da cui usciva vittorioso, e sempre più ricco, il santo immaginato da Viti parte bene, con formule propiziatorie, miscugli di erbe e pozioni misteriose, ma finisce per peggiorare irrimediabilmente la vita dei suoi postulanti.

Richiamati da ogni dove dalla sua inspiegabile «gran fama… la cui nomea saltava di bocca in bocca», i disgraziati dell’epoca gli chiedevano miracoli assortiti: guarire dal vizio del troppo vino, riavere tutti i denti perduti, restituire il giusto eloquio a una bambina che «tartaglia una babilonia di lingue e favella sillabe incomprensibili».

Non sveleremo qui i finali  catastrofici degli interventi del povero San Cinereo, né la sua fine precoce, per quanto il nome riveli già molto. Accanirsi sulla sua manifesta incapacità è decisamente impossibile: antesignano involontario di tanti moderni ciarlatani, lui avrà l’anima salva – ne siamo sicuri – grazie alla sua limpida buona fede. E se ci risulta simpatico, così maldestro e poetico, è soprattutto perché i suoi pasticci, fallimenti e delusioni costellano ogni giorno anche i nostri poco illustri destini. Noi che sbagliamo, proviamo, riproviamo, commettiamo pervicaci gli stessi errori, e raramente ci pentiamo, facciamo autocritica,  impariamo qualcosa.

Come sottolinea scherzosamente (ma neppure troppo) Mauro Querci, giornalista culturale e scrittore che ha coordinato e firmato le «istruzioni» per l’uso del libretto: «vai Cinereo, sei tutti noi!».

Piergiorgio Viti
P.S.: Il libretto – che si può richiedere alla mail pgviti@gmail.com – sarà tradotto in inglese durante un seminario condotto dalla professoressa Berenice Cocciolillo della John Cabot University di Roma insieme a studenti di tutto il mondo che vogliono apprendere le principali tecniche di traduzione della nostra lingua. Alla fine del seminario – data ancora da definire – l’autore Piergiorgio Viti incontrerà gli studenti per un confronto sulla poesia (e anche su San Cinereo).
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