Ogni tanto Wu Ming 1, ovvero Roberto Bui, scrittore e traduttore nato 54 anni fa a Ostellato, tra Ferrara e Comacchio, membro del collettivo Wu Ming (già Luther Blisset), scrive dei libri da solista. Così ha fatto con Gli uomini pesce (Einaudi Stile Libero 2024): un volume di 632 pagine al quale ha lavorato dal 2017 al 2024 intessendo una trama vasta e frastagliata (con qualche richiamo al precedente La macchina del vento) che scorre inarrestabile come le acque del Po, genius loci di quelle sponde ferraresi (e limitrofe) dove si vedono trascorrere, nel bene e nel male, cento anni di vita. Vicende di uomini comuni che si intrecciano con la Storia e qualche volta la fanno, la Storia che poi ci coinvolge tutti; episodi secondari che si sviluppano e si ramificano per conto loro come i rivoli lasciati dal fiume su questa “terra d’acqua” che millenni fa era tutta un grande mare. Dove l’aria e l’acqua sembrano rincorrersi per andare avanti insieme.
C’è tanto, c’è tantissimo, nel romanzo: dalla Resistenza partigiana del Novecento al proliferare delle “aree fabbricabili”, dalla ottusa cementificazione del suolo fino alla siccità del 2022 (che a Sermide fa emergere dal letto del fiume un cingolato tedesco Sd.Kfz. 11 della Seconda guerra mondiale) alla “piena” del Po del maggio 2023, le esondazioni, i disastri climatici dei nostri giorni, tuttora (attenzione!) sottovalutati.
Ci sono personaggi presi dalla vita vera, come il poliziotto Marcello Guida (1913-1990), ex direttore fascista della colonia di confino di Ventotene, dirigente della questura di Milano al tempo del defenestramento dell’anarchico Pinelli, al quale nel dicembre del ’69 l’allora presidente della Camera Sandro Pertini – a suo tempo confinato proprio a Ventotene – arrivato alla stazione Centrale di Milano dopo la morte di Pinelli, si rifiutò di stringere la mano; o come Giorgio Bassani (1916–2000), il celebrato “cantore di Ferrara e della Bassa padana” nonché presidente di Italia Nostra. E il filosofo Luciano Parinetto (1934-2001) col suo libro Faust e Marx (Mimesis 2004) nel quale ha cercato di mettere insieme il marxismo rivoluzionario con la psicanalisi e con l’esoterismo.
È invece un personaggio “puramente immaginario”, come si scrive nelle pagine di presentazione dei romanzi, quell’Ilario Nevi, partigiano e cineasta, ecologista ante litteram che muore nell’estate del 2022 a 98 anni (camminando per strada, cioè rendendo l’anima in piedi come aveva sempre voluto, “die with your boots”, si augurava) lasciando un testamento olografo col quale nomina la nipote Antonia, geografa impegnata all’Università di Padova, come erede di una casa – più propriamente un capanno -, di un terreno e di una cassetta di sicurezza, rendendola in tal modo partecipe di un segreto (che verrà svelato a tre quarti del romanzo).
Innumerevoli i riferimenti letterari, a partire dal titolo che riprende i protagonisti – incroci tra esseri umani e orrificanti creature marine – del racconto di H.P. Lovecraft (si dice che lo scrittore sia stato nel Delta) La maschera di Innemouth: ne venne tratto il film Dagon–La mutazione del male del regista Stuart Gordon, e ispirò anche una serie di videogiochi nonché la canzone The Thing That Should Not Be dei Metallica.
Ma poiché il poliedrico personaggio Ilario Nevi è stato creato pure cinefilo, sceneggiatore (per Michelangelo Antonioni, si specifica) e regista, si finisce col ritrovare nel romanzo anche tanto cinema. Un secolo di travolgente storia del cinema, dall’arrivo in Italia dei film hollywoodiani degli anni ’20 e ’30 al Neorealismo, agli Spaghetti-Western. Non a caso, la presentazione di Gli uomini pesce al Cinema Modernissimo di Bologna è stata accompagnata dalla proiezione di due filmati storici presentati dalla Cineteca Italiana: Porto Tolle, un episodio di Paisà (1946) di Roberto Rossellini, e Gente del Po, undici minuti di film (si può vedere anche su YouTube), opera prima di Antonioni girata nel 1947 tra la riva emiliana e quella veneta del Grande Fiume, che fa comunque presagire la cifra stilistica del regista: l’ispirazione a fare il “suo” cinema gli è nata qui.
“Vedendo gli uomini che passavano sull’argine trascinando i barconi con una fune a passo lento e, più tardi, gli stessi barconi trascinati in convoglio con un rimorchiatore, con le donne intente a cucinare, gli uomini al timone, le galline, i panni stesi, vere case ambulanti, commoventi (…), guardando tutto questo”, ha lasciato scritto lo stesso Antonioni, “cominciavo a capire il mondo attraverso l’immagine. Capivo l’immagine, la sua forza, il suo mistero. Tutto quello che ho fatto dopo, buono o cattivo che sia, parte da lì”. E con questo mi accorgo di aver aggiunto una ennesima citazione alle tante che già si trovano nel romanzo. Perciò… mi fermo qui.
- Jonne Bertola ha pubblicato il romanzo Fuori Copione (LuoghInteriori)