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Allonsanfàn
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Wolf Man di Leigh Whannell, l’horror dentro e fuori

Al cinema, il tema del licantropo si gioca in un ben delimitato campo contenutistico-formale: l’abilità nel narrare una devoluzione che ci riporta a una violenza arcaica deve unirsi alla capacità di fornire col trucco il necessario spavento nella trasformazione dell’uomo in uomo lupo.

Questo nuovo Wolf Man – due parole non a caso distinte nel titolo e così ancora più contrapposte nell’ossimoro – proprio per questo merita un voto alto. Anzi, ha il suo maggior fascino horror nella lunghezza estenuante della mutazione, quasi questa fosse ostacolata dal personaggio infettato dal fatidico contatto impuro, il quale cerca con tutte le forze di mantenersi umano per non tradire (sbranare) i suoi cari.

Il film, quasi fosse un concerto da camera – camera sita però al centro del più selvatico e superstizioso Oregon e dunque spalancata sull’orrore subito annunciato dal telefonino che non prende – racconta di una colta famigliola di San Francisco, composta da Blake, papà scrittore, Charlotte, mamma giornalista, e Ginger, figlia preadolescente ma già saggia, che si trova a viaggiare verso la magione campagnola appartenuta all’ombroso padre di lui, dichiarato prima scomparso e quindi deceduto. E lo scherzo del destino è che la coppia goes to the country per cercare di ritrovare verità e entusiasmo in un rapporto logorato dalla vita metropolitana. Ciak, si gira e… non appena la famigliola si avvicina alla fattoria viene attaccata da una belva invisibile e, in fuga disperata, si barrica in casa.

Ah, questo già lo sappiamo dall’inizio, dal prologo con Blake bambino condotto a caccia da papà, che da quelle parti c’è una certa sciocca leggenda riguardo all’esistenza di certe Facce di Lupo… Appunto, ma torniamo al presente della fattoria assediata. Con il passare della notte, che la tensione fa sembrare lunghissima anche a noi spettatori, Blake inizia a comportarsi in modo assai strano, e a trasformarsi in qualcosa di irriconoscibile a se stesso e agli altri. Il regista Leigh Whannell ci offre spesso anche il POV di Blake mutante, la sua inquietante soggettiva… Intanto, Charlotte e Ginger sono costrette a decidere se il terrore all’interno della casa sia peggiore di quello all’esterno.

Gli attori sono bravi – lui è il candidato ai Golden Globe Christopher Abbott (Povere Creature!, It Comes at Night), qui leale e pensoso, lei è la vincitrice di Emmy Julia Garner (Ozark, Inventing Anna), piccola e ossuta ma fatta d’acciaio, e merita un cenno anche la figlia Matilda Firth (Hullraisers, Coma), che non bamboleggia mai. Ma gli applausi maggiori vanno al visionario sceneggiatore e regista Leigh Whannell, che ha aggiunto al tema lupesco anche la carne cruda di una poderosa minaccia edipica, adatta a una tragedia seppure in versione white trash.

Già creatore con James Wan dell’epopea di Saw, geniale e assai redditizio franchise, nonché artefice delle prime puntate di Insidious, Whannell si è rivelato un ottimo attualizzatore di vecchi incubi, portando al successo The Invisible Man. Conferma la vena con Wolf Man, in cui divide soggetto e sceneggiatura con la moglie Corbett Tuck, anche lei classe 1977. Wolf Man è a parole un reboot del film del 1941 con Lon Chaney Jr, ma il richiamo al passato è un mero pretesto benché questo sia il secondo film della saga di reboot Universal Monsterverse prodotta da Blumhouse.

Forse andrebbero tagliati 15 minuti sui 107 di durata, ma va bene così, gli horror si rivolgono (anche) ai ragazzini.

A proposito di trucchi Noto per la sua trasformazione di uomini in belve in Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis (1981), è qui all’opera il creature effects designer Rick Baker (sei volte Oscar). La sua mission dichiarata: mantenere il look del licantropo il più possibile vicino all’originale de L’Uomo Lupo e rendere omaggio alla creazione di Jack Pierce negli anni ’40. «Jack Pierce era il mio idolo», dice Baker. «Volevo restargli fedele, ma nello stesso tempo renderlo più attuale. Questo è  ancora il Lupo Mannaro di Jack Pierce, ma con un po’ di Rick Baker dentro. Volevo che il mio Uomo Lupo fosse leggermente più selvaggio e che sembrasse capace di recare molto più danno di Lon Chaney Jr». Una cosa è certa il glorioso Wolf Man di Lon Chaney Jr risulta oggi un modelllo invecchiato, molto simile a un enorme barboncino…

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