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Assunta Prato. Perché dobbiamo conoscere la Valle delle donne

Una valle, tra le montagne del Gran Paradiso. Un tempo, un secolo fa. E in quel tempo tante donne, a occuparsi di figli, anziani, animali, coltivazione dei campi, perché il lavoro portava lontano gli uomini per mesi.

Tutto questo è il libro La Valle delle donne, edito da Atene del Canavese. L’autrice è Assunta Prato, un amore grande per la montagna: si avverte da come parla della Valle Soana ma soprattutto dall’espressione del suo volto quando racconta di passeggiate nei boschi e di arrampicate sui sentieri.

Assunta, insegnante in pensione, già autrice dei testi del fumetto Eternit, dissolvenza in bianco, della fiaba Attenti al polverino e di tre guide sulle valli Orco, Soana e di Cogne, vive a Casale Monferrato dove è impegnata nella sensibilizzazione dei giovani sui temi ambientali. La Valle delle donne è un libro intenso che racconta storie vere. Narra di Margherita, che scriveva lettere d’amore a Pietro, lontano per il servizio militare (alla fine dell’800 la leva durava tre anni); di Lucia Costa detta Cia de Crot, classe 1917, che presentò la propria lista al femminile alle elezioni per il sindaco di Ronco nel 1956 doppiando i voti degli avversari; di Caterina, che a poche settimane dal parto caricava l’erba da portare dall’alpeggio al paese e che per la fatica diede alla luce nel pascolo una bimba nata morta. E poi di Lucia, Tilde… Tutte abitavano un posto duro e insieme straordinario. In un mondo che oggi può sembrare lontanissimo ma non lo è, in un contesto, quello montano, dove il loro ruolo femminile nell’economia e nella storia è stato ignorato per lunghissimo tempo.

Assunta Prato La Valle delle donne
Assunta Prato

Assunta, perché hai deciso di raccogliere storie di donne di un secolo fa?

«Sono le amiche ad avermi chiesto di raccontare. “In Valle Soana hanno vissuto tante donne che hanno lasciato un segno, che hanno avuto vite particolari, sarebbe bello scriverne. Perché il rischio è che si dimentichi, che nessuno ne sappia più nulla”. Queste le loro parole: mi è piaciuta l’idea, l’ho fatta mia e ho iniziato a lavorarci».

Il tuo libro corre su un doppio binario. Quello del passato e quello del presente.

«Raccogliendo le storie di un secolo fa mi è sembrato giusto mettere in evidenza anche l’impegno delle donne di oggi, che ora è riconosciuto, ascoltato e supportato. Non era così per le donne di 100 anni fa, che lavoravano e dovevano stare zitte, senza avere alcun diritto».

Il libro vede come protagoniste principali Marianna, una madre che muore, e Giulia, sua figlia.

«Con loro, in quella che è la cornice della storia, ho voluto sottolineare il passaggio di testimone dalle donne di una volta a quelle di oggi. La mamma ha segnato la strada, la figlia, quella strada la fa sua e decide di percorrerla».

La Valle delle donne

Tu conosci bene quella Valle, che si trova sul versante sud del massiccio del Gran Paradiso incuneata tra la valle dell’Orco e la Val Chiusella. E allora ti chiedo: è rimasto qualcosa della forza di quelle donne, costrette al silenzio e alla fatica, ma capaci di resistere e di provvedere a casa, famiglia, lavoro, campi? C’è ancora qualcosa di loro nella storia di oggi?

«In cento anni è cambiato il mondo ed è cambiato anche in quella Valle che pure ha mantenuto le caratteristiche di una montagna poco antropizzata, poco devastata dal turismo invasivo, come invece è successo in altri mille luoghi. Di certo è rimasto l’attaccamento profondo al territorio: per spiegarlo uso l’immagine delle radici degli alberi. L’attaccamento è in tutti, quelli che sono rimasti e quelli che se ne sono andati.

Un esempio: il sindaco di Ronco ha preso parte a un incontro a Parigi tra chi, originario della Valle Soana, si è trasferito a vivere in Francia e chi invece è rimasto là dove è nato. A una giovane parigina che era presente ha chiesto: cosa fanno i tuoi genitori? E lei ha risposto: pensano ogni giorno a quando torneranno a vivere nella Valle. Questo dà l’idea di quanto sia forte, viscerale, l’attaccamento al territorio da parte anche di chi manca da mezzo secolo».

E qualcosa di te c’è nelle donne della Valle?

«Insieme all’ammirazione per le loro storie di ieri e di oggi, ho un grande amore per la natura nella quale vivono».

Il tuo libro è anche uno strumento di memoria, per far conoscere e non far dimenticare quello che è stato. L’hai pensato così?

«Sì, l’ho proprio pensato così. Io non sono mai stata molto legata alla memoria, al passato. Non ho mai avuto, come altre persone, il piacere di raccontare, di tenere oggetti che ricordassero quello che ho fatto ed è stato. Poi è arrivato il Covid. E quel periodo chiusa in casa mi ha dato come una spinta a ricordare.

Sono una nonna e ho pensato che i miei nipoti, una volta cresciuti, avrebbero avuto piacere di sapere la storia dei loro famigliari. Ricordo che mi aveva colpito una frase che avevo letto: “la cosa più brutta di quando sei morto è che non puoi più dire cosa pensi”. Ho iniziato a scrivere non solo sulla Valle Soana ma anche sulla storia della mia famiglia, sui miei amori giovanili, su quello che ho fatto e visto. Così chi verrà dopo di me potrà sapere come la pensavo».

Il libro. Assunta Prato La Valle delle donne, Atene del Canavese editore (www.atenedelcanavese.it/)

 

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