Quando il sole è al tramonto le ombre dei nani si allungano. È un vecchio adagio, di origine sconosciuta il cui significato è semplice: quando nel mondo la qualità degli esseri umani scarseggia, coloro che non hanno particolari meriti, uomini e donne, possono apparire alle masse come dei giganti di grande valore.
Riprese questo aforisma lo scrittore satirico austriaco Karl Kraus (1874-1936) rivolgendosi al mondo della cultura e affermando: «Quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l’aspetto dei giganti». Anche Leonardo Sciascia nel suo Il giorno della civetta “tradusse” in siciliano un simile pensiero rivolto all’umanità dell’isola e volgarizzandolo con quattro parole: «Uomini, ominicchi, mezzi uomini e quaquaraquà».

Oggi, mentre il mondo politico internazionale sta cambiando in peggio e avviandosi verso il disastro, i responsabili sono proprio loro, le lunghe ombre proiettate dal sole che resta fermo sull’orizzonte. Sono i nuovi autocrati, gli “ominicchi” che si credono giganti grazie a quelle masse di popolazione che per ignoranza o opportunismo li considerano come demiurghi mandati dal cielo per risolvere gli eterni problemi della fame, della giustizia sociale, delle riforme, della sicurezza, eccetera.
La Storia insegna che in ogni epoca quei personaggi hanno sempre fallito: da Mussolini a Hitler, prima con la repressione e poi con una folle guerra. Forse qualcosa di buono l’ha fatta Napoleone, nonostante la sua megalomania imperiale da parvenu, modernizzando le leggi feudali dell’Europa di allora e infondendo nella borghesia i valori antimonarchici e liberali, come nell’Italia risorgimentale.
E adesso abbiamo Putin e altri autocrati (meglio dittatori?) ai quali si è aggiunto Trump, presidente di una democrazia secolare rovinata in un mese. Il trattamento da bullismo riservato giorni fa a Zelensky “ospite” per pochi minuti della Casa bianca, mi ricorda l’arroganza di Hitler quando riservò una simile accoglienza al Cancelliere austriaco Shuschnigg durante l’incontro di Berchtesgaden a fine febbraio del 1938. All’ospite che timidamente protestava contro le minacce di invasione, il Führer disse: «Posso distruggere l’Austria in un solo giorno e si ricordi che Francia e Gran Bretagna non avranno il coraggio di intervenire». Ai primi di marzo le truppe tedesche entrarono in Austria acclamate dalla popolazione.
A settembre i nazisti ottennero la regione cecoslovacca dei Sudeti, poco dopo la Conferenza di Monaco durante la quale le due potenze democratiche confermarono la loro ignavia. L’anno dopo Hitler si prese l’intera nazione.

Ovviamente il quadro dei nostri giorni è diverso da quello di allora, ma l’atmosfera rimane la stessa, seppur con qualche variante. Per esempio a quel breve incontro con Zelensky sembrava che Trump avesse preso le sembianze di Putin, l’Hitler della situazione.
E l’Unione Europea da tempo dormiente, che fa? Si è svegliata dopo che il presidente USA gliene ha dette di tutti i colori: dall’accusarla di sfruttare l’America, al minacciare di applicare forti tariffe doganali; dall’esigere contributi molto più alti per la NATO, ad annunziare il ritiro delle truppe dall’Europa. Infine l’ha esclusa dalle trattative in corso tra USA e Russia sull’Ucraina, anch’essa tenuta fuori.
La prima risposta dell’Europa è stata quella di riarmarsi con una spesa di 800 miliardi di Euro. Il timore è quello di rimanere orfani della copertura americana e quindi di dover affrontare da soli il pericolo Putin. E su questo tema i 27 Paesi pur accogliendo la proposta, si sono divisi sui termini dell’attuazione. Ma le divisioni permangono anche all’interno degli Stati europei. Le destre filorusse sono diventate pacifiste; da noi Salvini, amico di Putin, è divenuto più pacifista di tutti; il PD si è spaccato e nel Parlamento europeo è in disaccordo col gruppo socialista cui appartiene.
Molti commentatori affermano che è giusto che l’Europa pensi di rafforzare le proprie difese, ma dovrebbe farlo con un esercito unificato, come afferma Romano Prodi. E pensare che nel 1955 tra le sei nazioni della nascente Comunità europea, si decise di creare la CED, Comunità europea di difesa. Ma non venne attuata perché il Parlamento francese la respinse, in nome della grandeur, mentre gli altri l’approvarono.
I pacifisti ritengono che una volta data l’Ucraina in pasto a Putin, questi si fermerebbe. Conoscendo il nuovo Zar, le sue mire sull’Europa orientale e oltre continuerebbero. Ha già cominciato con la Romania fornendo denaro al candidato presidente filorusso nel tentativo di influenzare gli elettori. Ne è nato uno scandalo.

E poi, a mio avviso, continuerebbe con Lettonia, Estonia e Lituania, Stati assorbiti dall’URSS con il patto di non aggressione del 1939 con la Germania, poi divenuti indipendenti con Gorbaciov. Putin potrebbe iniziare dalla Lituania dove sorge l’enclave russo di Kaliningrad, la ex città tedesca di Könisberg (patria di Kant). Pretenderebbe un “corridoio” che unifichi quel territorio alla Russia.
Potrebbe essere la scintilla di una ipotetica guerra come accadde il primo settembre del ’39 quando la Polonia rifiutò alla Germania il “corridoio” per Danzica e venne invasa. Con Putin al potere potrebbe accadere, ma solo se l’Europa venisse lasciata sola dagli USA e con eserciti frammentati.
Per adesso accontentiamoci che il calar del sole cancelli le lunghe ombre dei falsi giganti e che venga un’alba splendente. Ma non dimentichiamo che in mezzo alle due fasi c’è il buio della notte.
(Credit foto di apertura: Freepik)
- Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2025 sul blog Il resto delle parole