All’inizio ci fu lo “strano caso” di Robert Louis Stevenson, dove bene e male si potevano tagliare al coltello, come un prosciutto. Il dottor Jekyll di qua, mister Hyde di là. Oggi, umilmente ma non troppo, si ripresenta diviso in due Dexter Morgan, quasi dieci anni dopo l’ultima disastrosa apparizione in tv.
Vecchio, tormentato Dexter. Molto visto ma piuttosto sottovalutato, nato com’era per la grammatica ripetitiva del piccolo schermo non ancora diventata, almeno da noi, linguaggio dominante. Nella folla di serial killer atipici – inventati da letteratura e cinema fino a inflazionare ridicolmente il genere thriller verso la fine dei Novanta, in anni da tardi brividi in cui Thomas Harris o Patricia Cornwell venivano presi per grandi scrittori – be’, dài, in fondo anche Dexter poteva giocarsela assurgendo a simbolo di uomo dai notevoli abissi interiori. Faceva l’anatomopatologo di giorno (quasi un doppio maschile dell’allora celebre Kay Scarpetta) e l’assassino esagerato di notte, non appena si trovava in balìa dell’Oscuro Passeggero, un occupante abusivo, una sorta di condòmino segreto convivente con il padrone di casa.
Dexter: New Blood è una miniserie televisiva statunitense del 2021, scritta da Clyde Phillips e diretta da Marcos Siega, che riprende la serie Dexter (2006-2013), basata sui romanzi di Jeff Lindsay. Su Sky Atlantic e NOW
Ma passiamo alla nuova storia, dal 10 novembre su Sky Atlantic e NOW. Comprendendo che il suo equilibrio – dopo oltre novanta puntate – stava mostrando la corda, in questo decennio Dexter ha fatto i bagagli e si è trasferito a Iron Lake, nel nord dello stato di New York (un posto gelido, un po’ alla Fargo, ma tranquillo, altro che l’assolata e peccaminosa Miami), e lavora in un negozio di armi (ehm) per caccia e pesca sotto il falso nome di Jim Lindsay – chiaro ammicco a quel Jeff Lindsay che del personaggio è il creatore cartaceo. Per non smentirsi, però, ha una relazione pericolosa per la sua identità con lo sceriffo Angela Bishop e, nonostante righi dritto da un bel po’, da mille indizi noi e lui sappiamo che prima o poi… La miniserie non per caso si intitola Dexter: New Blood.
Prima nota per ritarare il prodotto, rendendogli giustizia. Il ritorno di Michael C. Hall nel ruolo del protagonista avviene sotto l’egida di Clyde Phillips: questi era stato lo showrunner delle prime stagioni e non ha tenuto ora troppo in conto l’infelice fine serie naufragata in Oregon attorno al 2013 – per qualche motivo, abbastanza arbitrario, va detto, è ritenuta una delle chiuse di serial più loffie di sempre. Per cui: New Blood si è riconnesso alla stagione migliore, la quarta – in cui l’antagonista di Dexter era Trinity Killer (John Lithgow) – accordandosi a quanto dichiarato da Hall al Washington Post: “We didn’t want to do some sort of nostalgia piece… but we also didn’t want to completely abandon the sort of fundamentals of his DNA, because it is the same guy, obviously”.
Seconda nota: il successo di Dexter deriva dalla serialità che provoca accumulo oltre che, come abbiamo notato, dal singolare e riuscito sdoppiamento tra bene e male. Anzi, non da questo, quanto piuttosto dal controllo sull’operazione, controllo che era stato il disastro di Jekyll divenuto a poco a poco troppo Mister Hyde. Spiega bene Hall: “We also live in a world in which we feel an increasing sense that we don’t have control. Dexter is someone who, at least when we first encountered him, was very much taking his form of control in his little corner of the world. And I think that was vicariously cathartic for people”. Ecco perché Dexter va rivalutato in toto: grazie alla catarsi, ci fa persino del bene.