Da cittadino preoccupato, molto preoccupato, perché la pandemia non è affatto finita, oggi posso tirare un sospiro di sollievo. Al Quirinale ci sarà ancora una persona perbene e nei prossimi mesi continuerà a esserci un governo in carica, senza il vincolo di elezioni anticipate. Per la mia storia politica e per le mie più recenti convinzioni, io sono estraneo, più che ostile, a questo assetto politico, in cui non mi riconosco. Non voto e quindi in una situazione normale mi interesserebbe poco sapere chi siede su quelle poltrone, ma dato che siamo in una situazione di emergenza, un governo è assolutamente necessario. Capita raramente, ma ci sono momenti in cui qualsiasi governo è meglio di non avere un governo. E quindi anche se questo non sarà mai il mio governo, voglio che Draghi continui il suo lavoro e che quel galantuomo di Mattarella – che almeno è un vecchio democristiano, un “reduce” come me dei partiti di massa e della “Prima Repubblica” – continui a vigilare su quel che resta delle istituzioni democratiche.
Detto questo, da uno che ha fatto un po’ di politica in un tempo che adesso mi sembra sempre più lontano, guardo con infinita tristezza a questo semplice dato. La rielezione del Presidente della Repubblica, per quanto formalmente possibile, è un vulnus politico gravissimo. Il fatto poi che che questo avvenga per la seconda volta, seppur in contesti diversi, dimostra l’assoluta insipienza di questi homines novi che si sono impossessati delle istituzioni repubblicane. Verrà il giorno che uomini come Mattarella non ci saranno più, per ovvie ragioni anagrafiche, e rimarranno loro. I nomi circolati in questi giorni li avete letti anche voi, sono arrivati all’assurdo di candidare qualcuno che non è mai stato in parlamento, addirittura una persona – che non conosco e immagino degnissima – il cui maggiore titolo di merito è quello di essere il responsabile dei servizi segreti. Il primato della tecnocrazia, di quella aberrazione che chiamano “società civile”, dell’uno vale uno e di tutte quelle sciocchezze con cui hanno distrutto i partiti, ci hanno portato fin qui. Quando sarà finita quella generazione a cui oggi disperatamente si aggrappano, non saranno in grado di garantire neppure le più elementari regole della politica. Se non le rispettassero sarebbe già un passo avanti, perché vorrebbe dire che sanno di che cosa parlano, che le conoscono, ma purtroppo non è così e in politica, da sempre, l’ignoranza è più pericolosa e deleteria della malvagità.