Scalda il corpo e lo spirito rifugiarsi nei freddi pomeriggi trentini al Mart di Rovereto, che ospita la mostra Giotto e il Novecento, fino al 19 marzo 2023 (catalogo Sagep editori). Duecento opere di cui una cinquantina provenienti dal patrimonio museale segnano l’eredità di Giotto nell’arte degli artisti moderni e contemporanei. Da Carlo Carrà a James Turrell, passando per Sironi, Martini, Fontana, Matisse, Klein, Rothko.
Nata da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Alessandra Tiddia, l’esposizione si colloca magistralmente all’interno dell’indagine tra Modernità e Antico e offre allo sguardo una serie di opere che devono molto al maestro toscano nell’ispirazione, nella costruzione e nel colore.
Nel 1918 a Roma esce il primo numero della rassegna d’arte contemporanea Valori Plastici, dove l’esigenza del rappel à l’ordre è ben spiegata da Carlo Carrà, che si allontana dallo sperimentalismo delle Avanguardie per recuperare un’arte legata ai valori tecnici e formali del passato, dei primitivi e di Giotto.
Nella prima sala è proiettato il ciclo di affreschi realizzati da Giotto tra il 1303 e il 1304 nella cappella degli Scrovegni di Padova, per volere di Enrico Scrovegni, figlio di quel Reginaldo usuraio, ricordato da Dante nell’Inferno. La molta ricchezza ma la scarsa popolarità, probabilmente, convincono Enrico a riscattarsi anche con questa importante commissione.
Lo sguardo immediatamente sale al soffitto dove compare il cielo blu pieno di stelle citato da Marcel Proust, che nel 1920 scrive: “gli sfondi così turchini da far credere che la radiosa giornata abbia… oltrepassato la soglia insieme al visitatore…”. Sulle pareti la narrazione pittorica permette di ammirare i colori, uno su tutti ancora e sempre il blu, le figure maestose ma mai prive di affabilità e gentilezza, rese con un modellato più sciolto rispetto al passato, il loro profilo e le loro mani.
Tutto ciò rinasce, variamente interpretato, nelle opere degli artisti del Novecento, disposte lungo il percorso della mostra.
Si parte da Le figlie di Loth di Carlo Carrà, olio su tela del 1919. Come scrive Alessandra Tiddia, nel silenzio sereno e composto, nella grazia, nella posa delle figure oltre che nel tema, è evidente il debito di Carrà nei confronti di Giotto e la sua volontà di celebrare lo spirito costruttivo del maestro toscano. Perché Carrà, come tutti gli artisti che si susseguono, non si è limitato a un’imitazione superficiale, ma ha voluto interpretare la purezza di Giotto, la sua capacità di sintesi, la dignità che il maestro dava alla forma e alla realtà.
Il critico tedesco Franz Roh parlerà di Realismo Magico a proposito degli autori come Carrà legati alla rassegna Valori Plastici, riferendosi alla presenza nelle loro opere dell’oggetto reale che, immerso in una realtà immobile, crea effetti di misteriosa sospensione.
La potenza plastica delle montagne di Giotto, con le sue pendici spoglie e sassose, si ritrova, tra gli altri, nel Paesaggio ligure di Alberto Salietti, olio su tela del 1927, e nella Copia da Giotto di Enzo Morelli, carboncino e matita del 1926.
Forse non avrebbe stonato qualche riferimento figurativo del maestro fiorentino accanto alle opere, per rendere più immediata a tutti la scoperta del segno di Giotto.
Presenti in mostra anche la Visitazione di Pietro Gaudenzi, olio su tavola del 1934, un vero e proprio omaggio all’interpretazione giottesca dei temi evangelici, e Gli amanti di Arturo Martini, gesso patinato del 1920, che racconta agli spettatori la verità nascosta nella realtà delle cose, con forme semplici racchiuse in uno scenario senza tempo.
Il cielo stellato proiettato all’ingresso della mostra, attraverso un filo invisibile, si ripropone verso la fine, nello spazio puro rappresentato nelle sue tele dal francese Yves Klein. Non c’è oggetto, ma c’è il blu a suggerire l’armonia e l’infinito.
Il blu, il colore tattile di Giotto, capace di rendere visibile ciò che non lo è.
La mostra. Giotto e il Novecento, Mart Rovereto, fino al 19 marzo 2023. Da un’idea di Vittorio Sgarbi. A cura di Alessandra Tiddia. In collaborazione con Assessorato alla cultura del Comune di Padova, Musei Civici