Ancora una volta Mattarella ha restituito dignità e decenza all’Italia. Questa frase inserita da Ellekappa nella sua vignetta apparsa su Repubblica, è la migliore sintesi di tutti i titoloni pensati dalle redazioni dei giornali per far colpo sui lettori. Sono poche parole che offrono l’immagine del Paese di fronte alla tragedia del naufragio di Crotone. Il Presidente era da solo nel visitare i superstiti e a pregare davanti alle bare delle vittime, donne uomini e tanti bambini. Nelle strade della città lo accompagnava con tanti applausi la simpatia della popolazione umanamente provata dalla sciagura.
Del governo non c’era nessuno, neanche un sottosegretario o un parlamentare della maggioranza. Erano impegnati nelle conferenze stampa ad accusare l’opposizione che li criticava o a pronunciare discorsi che mostravano un contrasto abissale rispetto alla realtà della tragedia. Vedi le frasi ormai note del ministro degli Interni Matteo Piantedosi. La parola dignità ha dunque disertato le stanze del potere e i tanti ambienti della politica. Ci si è messo anche il giornalista Vittorio Feltri con la battuta Partire è un po’ morire rivolta ai migranti.
In quel mondo La pietà l’è morta, come dice il titolo di una canzone partigiana meno nota di Bella ciao. Nel 2019 vi fece riferimento il magistrato Francesco Saluzzo, procuratore generale di Torino, nel suo intervento durante la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario. «Se da una parte è dovuto ed è sacrosanto trovare la soluzione al problema dell’immigrazione, dall’altra – disse – la politica risulta essere disinteressata al profilo umanitario. Potrei dire che la pietà, nel suo senso laico è morta». Il riferimento, non troppo velato, era rivolto a Matteo Salvini, a quel tempo ministro degli Interni del governo 5Stelle-Lega e “divo” del Papeete di Milano Marittima.
Da un sondaggio un po’ frettoloso fatto sempre da Repubblica, risulta che il 56 per cento degli italiani pensa che la strage sia stata provocata dalla carenza di soccorsi. Dai numeri risulta che quel pensiero provenga da una massa di cittadini che il 25 settembre scorso non ha votato per l’attuale governo, astenuti compresi. L’Italia è dunque spaccata tra sinistra-centro da un lato, e destra dall’altro, tra pietà e cinismo.
Si potrebbe dire anche tra democrazia e neofascismo? Forse è troppo: non credo che gli operai che hanno votato per la Meloni siano filofascisti, però tra le nuove generazioni molti non conoscono il passato delle lotte per il lavoro, della polizia di Scelba e di Tambroni che sparava sui cortei, dei morti di Modena, Reggio Emilia, di Avola. Ha perso la memoria anche il 52 per cento degli abitanti di Sant’Anna di Stazzema – dove i loro nonni furono massacrati dai nazifascisti – che il 25 settembre scorso ha votato per Fratelli d’Italia.
Non ci sarà una nuova marcia su Roma, ma una parte della società italiana rimane indifferente di fronte alle frequenti manifestazioni organizzate dagli imitatori dello squadrismo di una volta e da atteggiamenti nostalgici di alcuni membri dei partiti di destra. I topi della Peste di Albert Camus, una metafora del fascismo, sono sempre in vita e possono ancora diffondere i bacilli di quella pestilenza.
Foto in apertura: Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Crotone rende omaggio alle vittime del naufragio.