Se una notte di mezza estate un viaggiatore capitasse per caso in quel di Veleia Romana (Lugagnano Val d’Arda, a 35 chilometri da Piacenza e 34 da Fiorenzuola d’Arda) potrebbe pensare di aver sbagliato mappa. Di essere capitato dentro un sogno seguendo un TomTom imbizzarrito che l’ha portato sulla scena di un teatro greco nella Grecia della mitologia classica, tra un Edipo e una Fedra o un’Arianna col Minotauro che declamano tra le antiche pietre… Oppure potrebbe pensare di aver esagerato con i vini di queste colline piacentine.
La realtà è che qui a Veleia – fiorente provincia romana in età augustea quando gli Antichi Romani ci venivano a passare le acque (cloruro–sodiche), sepolta successivamente da frane e smottamenti che la consegnarono all’oblio per un paio di millenni, e infine riportata alla luce dagli scavi iniziati nel 1760 da Filippo di Borbone duca di Parma e Guastalla (il quale non voleva essere da meno del fratello Carlo che giù al sud, re di Napoli e di Sicilia, credendo di cercare Scampia aveva trovato Ercolano e Pompei nel 1748) – qui, dunque, nel forum di Veleia oggi area archeologica nazionale, ha luogo tra giugno e luglio il Festival di Teatro Antico che coinvolge da oltre vent’anni i grandi nomi del teatro, non solo italiano.
Come da programma l’edizione di quest’anno – dal 23 giugno al 14 luglio – rinnova “il rito civile di una comunità riunita per rivivere, attraverso la scena, miti che appartengono a un passato collettivo”. Per cominciare, il 23, 24, 25 giugno – in prima nazionale – il forum di Veleia diventa Tebe. Tebe come la vede Marco Baliani, regista di questo Edipo realizzato nell’ambito di Bottega XNL Piacenza con giovani attori allievi del Progetto Fare Teatro: Tebe, una città appestata “perché un re è stato ucciso con tutta la sua scorta e questa strage è rimasta impunita… nessuno ha voluto scoprire chi sono gli assassini…”. L’Edipo come lo tramanda Sofocle, simbolo di onestà intellettuale e di etica politica, vuole saperlo a tutti i costi, chi ha ucciso il vecchio re Laio. Perciò, afferma il regista, “apre armadi secretati, va avanti fino alla rivelazione che lo precipita nell’abisso”. E non solo nel suo abisso personale: come ben sappiamo Edipo finisce per sempre in modalità tragedia greca a teatro e nei libri, antesignano di un topos – il narratore detective che è lui stesso l’assassino – che verrà ripreso da altri nella letteratura gialla (un nome per tutti, Agatha Christie con The murder of Roger Ackroyd, pubblicato in Italia nel 1937 da Mondadori col titolo Dalle nove alle dieci). Comunque non è certo la suspense del giallo a coinvolgerci nella nota storia di Edipo, quanto l’attualità di quei mali di Tebe, così simili a certi misteri dei nostri giorni, mai emersi da segretissimi archivi. Insomma quelle antiche vicende ci parlano anche di noi, di come siamo oggi.
Il rapporto fra la città e il popolo, tra politica e democrazia, Polis e Demos è il filo conduttore di queste tre settimane di spettacoli. Il 7, 8, 9 luglio Veleia diventerà il percorso di un viaggio: gli spettatori divisi in piccoli gruppi attraverseranno l’area archeologica seguendo il vecchio padre di Enea arrivato in esilio in Italia sulle spalle del figlio nell’Anchise costruito ad hoc dal drammaturgo-regista–attore argentino César Brie, per il quale “Anchise che parte da Troia in fiamme portando con sé un’urna con le ceneri dei suoi antenati, è un profugo, un naufrago che morirà in esilio a Erice. È anche il viaggio finale che tutti facciamo”.
C’è molta musica dal vivo, in questo festival. Le composizioni di Silvia Colasanti eseguite dalla Filarmonica Toscanini accompagnano Isabella Ferrari, da tempo acclarata “vera attrice” anche in teatro dopo la gioventù cinematografica al “sapore di mare”, voce recitante come Arianna, Fedra, Didone. Le musiche di Luca Roccia Baldini eseguite con Mariel Tahiraj fanno da colonna sonora a Stefano Massini (l’unico autore italiano premiato con il Tony Award, l’Oscar del teatro americano, per Lehman Trilogy) che a Veleia si impegna nelle sue interviste impossibili, questa volta a fantasmatici personaggi del mondo antico. Nel melologo Arianna e il Minotauro la “parola recitata” da Elio De Capitani, co-fondatore del Teatro dell’Elfo a Milano (qui è la voce del Minotauro), si intreccia con la musica eseguita dall’Orchestra Filarmonica Toscanini. Che accompagna anche Massimo Popolizio, attore ronconiano per eccellenza, che rievoca il mito di Orfeo nel melologo Flebile queritur lyra. E c’è la fisarmonica di Gianluca Casadei ad accompagnare Ascanio Celestini nel reading del suo Nozze di Antigone dove un’Antigone abbastanza atemporale si muove tra l’epoca fascista e il dopoguerra.
Tornando a Polis e Demos: sabato primo luglio sarà lo storico Alessandro Barbero a parlarne – presumibilmente con la verve che ha fatto di lui una star del web – nell’incontro su La democrazia nei secoli. Democrazia. Una bella parola. Cosa ha voluto dire nel passato. Cosa vuol dire oggi, in questo momento. Magari a Veleia lo capiremo meglio.
Info: info@veleiateatro.com, tel. 324.9297592
Nella foto di apertura, César Brie
- Jonne Bertola, giornalista milanese. Autrice del romanzo Swinging Giulia, di Piacenza (Morellini) e di Di chi è questo corpo (Luoghinteriori)