Il latitante è stato finalmente arrestato. Le indagini sono ancora in corso ma, nonostante questo, il magistrato ha già scritto un libro. Il magistrato è Maurizio De Lucia, procuratore capo della Repubblica di Palermo, che con il giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo ha probabilmente voluto mettere un punto fermo alle illazioni sulla cattura di Matteo Messina Denaro e riaffermare che dietro la cattura del numero uno dei latitanti non c’è nulla di oscuro.
Per farlo però non risponde alle critiche, ma riafferma semplicemente la versione ufficiale. La cattura (Feltrinelli) racconta infatti delle microspie piazzate dentro la casa della sorella di Messina Denaro e di quella sedia che nell’incavo della gamba conteneva un pizzino che la sorella, chissà perché, conservava.
Il pizzino – il testo completo è pubblicato nel libro – riportava una sorta di diario delle condizioni di un malato e iniziava con “3 novembre 2020 lo so” e continuava con le tappe delle condizioni fisiche e delle operazioni subite dall’ignoto paziente. Era archiviato proprio nel luogo dove i Carabinieri avevano intenzione di piazzare una microspia e dopo essere stato fotografato è stato rimesso al suo posto.
Che il malato fosse il fratello era evidente e da quel giorno partono le indagini che portano a individuare l’uomo che si presenterà poi il 16 gennaio 2023 alla clinica La Maddalena di Palermo dove era in cura. Partendo dai frenetici momenti dell’arresto, De Lucia e Palazzolo descrivono la figura di un mafioso anomalo come Messina Denaro, figlioccio di Totò Riina che un giorno però disse: “Iddu pensa solo a Iddu”. Insomma più che fare il capo di Cosa Nostra, ruolo che non ricopriva, era uno che si faceva gli affari suoi. Partendo da documenti, lettere e testimonianze viene ricostruita la figura di quello che si autodefinisce “un criminale onesto”, ma non si dice nulla su alcune stranezze sottolineate dopo la cattura da parte di molti.
Messina Denaro, come racconta il massimo esperto in tema Giacomo Di Girolamo in Matteo va alla guerra (Zolfo), è uno che ha coltivato sempre la massima segretezza sulla sua vita tanto che a volte i suoi stessi uomini non erano sicuri che fosse ancora vivo. Fino a quando inizia a frequentare l’ospedale palermitano e porta l’olio ai medici con cui si fa i selfie e concede il suo numero di telefono ad altre signore che frequentano la struttura e con le quali scambia messaggi. Strano.
Poi arriva Report che nella puntata del 22 maggio 2023 intervista (a partire dal minuto 31) un funzionario della Polizia giudiziaria che racconta delle indagini per individuare Messina Denaro. La Polizia aveva già violato con telecamere l’appartamento di Rosalia, la sorella, ma a un certo punto anche i Carabinieri vogliono essere della partita e chiedono le chiavi per piazzare altre telecamere e microspie. “I Carabinieri vogliono aggiungerne una nel bagno”. I Ros, il Raggruppamento operativo speciale, il 6 dicembre 2022 entra nell’appartamento e scova il pizzino decisivo che parla delle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro. Il funzionario spiega che una telecamera, a disposizione di Polizia e Carabinieri, monitorava i movimenti della sorella ma solo i Ros, per decisione della magistratura, potevano intercettare anche il telefono. Ma perché la Polizia non trova il mitico pizzino? Il misterioso poliziotto spiega che la Polizia ha trovato tutti gli altri pizzini scovati anche dai Carabinieri tranne quello. Strano.
Altre stranezze sono evidenziate dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo Alfredo Montalto. Nella sua ordinanza di misura cautelare nei confronti di Laura Bonafede, amante e favoreggiatrice di Matteo, ha scritto: “Quel che disorienta è che in tutto questo lunghissimo arco temporale la tutela della sua latitanza è stata affidata non a soggetti sconosciuti e inimmaginabili bensì a un soggetto conosciutissimo dalle forze dell’ordine e cioè a quel Leonardo Bonafede (padre di Laura, ndr) da sempre ben noto, oltre che come reggente della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, soprattutto per la sua trascorsa frequentazione e amicizia con il padre di Messina Denaro”.
“Giustamente” scrive Attilio Bolzoni su Domani “il giudice Montalto si chiede come un mafioso, ricercato dal giugno 1993, abbia mantenuto la sua invisibilità nonostante la protezione del giro storicamente più vicino alla sua famiglia. Ma c’è qualcosa di più inquietante ancora. Quella Laura Bonafade, fino a due mesi prima della cattura di Matteo Messina Denaro, era sottoposta a intercettazioni telefoniche e ambientali, c’erano poliziotti che l’ascoltavano. Non si sono mai accorti di nulla? Non hanno avuto su di lei neanche un piccolo sospetto? Tutto normale?”.
Dubbi leciti anche perché non è svanito il ricordo della cattura di Riina e del mistero della mancata perquisizione del suo appartamento. Così, nessuno sostiene ci sia stata trattativa, ma appare chiaro che Messina Denaro aveva un comportamento abbastanza strano per un latitante e che la malattia ha inciso. Quel giorno in molti hanno osservato un arresto senza tensione, quasi una consegna.