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Allonsanfàn
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Asteroid City, c’è il Cinema nel nulla del deserto

Asteroid City è favoloso. Una croccante favola per occhi e mente, che riporta Wes Anderson alle vette di Grand Budapest Hotel.

Siamo dalle parti del cinema nel cinema, anzi, qui del teatro e della televisione nel cinema, en abyme, una scatola dentro l’altra. Ma guai a chiamare manierismo questo giocattolo divertentissimo! Piuttosto è una riflessione sulla realtà e la sua rappresentazione: recitare un’emozione ci costringe finalmente a sentirla? Forse è solo mettendo in scena la vita che la si può assaporare con piena consapevolezza, e sfortunato chi non va al cinema o a teatro, non guarda la tv e si limita… a vivere.

Un autore teatrale, interpretato da Edward Norton, scrive e mette in scena una storia per il teatro in puro american style: 1955, nel pieno nulla di un deserto in cui l’unico evento di rilievo è stata la caduta di un meteorite, si ritrova una convention di piccoli geni accompagnati dai loro genitori. Ma la sera sbarca l’alieno e i presenti sono costretti alla quarantena. Quinte, oggetti di scena, fiction si mescolano tra loro, e a un certo punto compare anche Adrien Brody, regista che adatta il tutto per la televisione.

Poi c’è il prosieguo della vicenda, la geniale sceneggiatura, atto dopo atto, con dialoghi serrati da commedia anni Cinquanta e costumi (della nostra Milena Canonero) che citano l’America come si è fermata per sempre nell’immaginario collettivo. Alla convention arriva una famigliola disfunzionale: la mamma (Margot Robbie) è morta di tumore, il padre (Jasons Schwartzman), fotografo di guerra, non osa dirlo al figlio nerd e alle tre figliole gemelle che sembrano uscite da un romanzo di Jack Ritchie. C’è una bellissima attrice in stile Marilyn (Scarlett Johansson, bravissima) che accompagna la goffa figlia plusdotata Dinah (Grace Edwards), c’è una maestrina devota (Maya Thurman Hawke, sì, la figlia di…) con la scolaresca; una scienziata (Tilda Swinton) con istinti materni, ci sono i militari che presidiano l’area dopo la comparsa dell’alieno e impediscono a tutti la fuga. C’è il deserto, fintissimo e perfetto, con tutti gli oggetti di scena che non potrebbero mancare: il motel, la pompa di benzina, le macchinette che distribuiscono qualunque cosa, persino lotti di terreno. Già il treno merci che trasporta di tutto, dalle noci pecan alle testate nucleari, vale il film. Se poi nel deserto fa capolino anche Beep Beep, la tentazione è di gridare al capolavoro.

Il film prosegue tra le memorabilia raccolte fino al 7 gennaio 2024 alla Fondazione Prada  

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