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La versione di Henri-Levy: Israele è sempre più solo

«Israele sta combattendo la sua guerra più difficile. Contro chi vuole cancellare gli ebrei dalla faccia della terra. E lo sta facendo da solo». Bernard Henri Levy, filosofo e giornalista, ha presentato il suo ultimo saggio Solitudine di Israele (La nave di Teseo) al Teatro Parenti di Milano insieme al direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Nei giorni di massima tensione in Medio Oriente, Henri-Levy Ed è partito proprio da quella solitudine che, un anno dopo il 7 ottobre, per il filosofo resta incomprensibile. «Hamas è una minaccia terroristica mondiale. Quando gli americani attaccarono Al Qaeda erano sostenuti da una coalizione, quando i francesi attaccarono lo Stato islamico a Mosul c’era una folla di alleati intorno a loro. Si sapeva che era una lotta per la civiltà. Oggi, quando gli israeliani attaccano Hamas – ed è esattamente la stessa cosa – sono da soli».

Quanto è accaduto il 7 ottobre avrebbe dovuto provocare solidarietà e pietà per le vittime, ha osservato Molinari. Invece ha fatto aumentare l’antisemitismo. C’è un’unica spiegazione gli ha risposto Henri-Levy: «L’odio nei confronti di Israele era già presente, sempre, ma era contenuto. Con l’attacco di Hamas è stato di colpo liberato. Io ho una tesi al riguardo, che espongo nel mio libro. Intimidazione, forza militare, forza morale, forza politica, tutto contemporaneamente, “contengono” l’odio, lo trattengono. Il 7 ottobre il mondo intero ha visto che Israele era debole, che gli ebrei non erano forti, che anche là dove pensavano di essere al riparo, anche nel loro Paese, c’era chi poteva invadere e massacrare. Il passaggio da forza a debolezza ha liberato l’odio nei loro confronti».

Solitudine di Israele (La nave di Teseo) Bernard Henri-Levy

Ed è accaduto subito. «Già l’8 ottobre il turco Erdogan, primo ministro di un Paese della Nato, ha tenuto un discorso dicendo che Hamas era un movimento di resistenza, e che aveva avuto ragione ad aver fatto quello che aveva fatto. Nelle università americane ci sono stati grandi docenti, e io cito i loro nomi nel libro, che hanno detto che quello era uno dei più bei giorni della loro vita».

Amalek è tornato è il titolo di un capitolo. «Amalek è un ancestrale capo di una tribù edonita, viene spesso citato nella Torah come un nemico degli ebrei poiché, con i suoi discendenti, attaccò il popolo di Israele. Oggi, quando a Gaza si sente – così come nelle università americane, francesi e italiane – il leit motiv From the river to the sea, Palestine will be free, si dovrebbe anzitutto rimarcare che si tratta di una menzogna, perché la Palestina dominata da Hamas non sarà mai libera». E poi ricordare che tra il fiume e il mare vivono 8 milioni di ebrei. «Che in base a questo slogan andrebbero eliminati. Oppure andarsene. Che cos’è questo se non il ritorno di Amalek?»,

Agli ostaggi, ha ricordato Molinari, si negano diritti e pietà. «È vero. Anche a Parigi» ha risposto Henri-Levy «ho visto lacerare i manifesti con i volti degli ostaggi, e chi li lacerava erano “brave persone”. Ora gli israeliani hanno due obblighi. Il primo: liberare gli ostaggi, quelli catturati il 7 ottobre ma anche i 2 milioni di abitanti di Gaza dominati da Hamas. Il secondo: distruggere Hamas che il 7 ottobre ha detto: questo è solo l’inizio. Invitando Hezbollah e Yemen a fare altrettanto».

Solitudine di Israele Henri-Levy Parenti
Bernard Henri-Levy (al centro) al Teatro Parenti di Milano

È la guerra più difficile per Israele, ha ribadito il direttore di Repubblica. «Che ha Hamas e Hezbollah lungo i propri confini. Ma il vero nemico è l’Iran».

E qui si è tornati a parlare della solitudine di Israele.

«Contro Israele ci sono fronti diversi e sono molti» ha sottolineato Henri-Levy. «Hezbollah, gli Huthi in Yemen, le milizie siriane attraverso il Golan, quelle sciite che riescono a infiltrarsi attraverso la Giordania. Ma soprattutto c’è una costellazione di Stati potenti, a partire dall’Iran che è il polpo là dove Hamas è uno dei tentacoli. E poi c’è la Turchia, che sarebbe un alleato dell’Occidente ma sostiene Hamas, come anche la Russia e il Qatar che per mesi e mesi ha dato accoglienza ai capi di Hamas. E forse anche la Cina. Un novero di Stati potenti che sono i padrini di Hamas, una forza immensa e non un piccolo gruppo isolato come la gente tende a pensare. Hamas è il centro di un impero». Una situazione geopolitica molto complessa, ha rimarcato il filosofo, che non riguarda soltanto il Medio Oriente, «perché le forze che sostengono Hamas odiano in primis Israele, poi gli Stati Uniti, l’Occidente in generale, l’Europa in particolare. E odiano la democrazia e la libertà, la detestano anche a casa loro: a subirne le conseguenze sono le donne iraniane, i dissidenti russi, gli avvocati turchi in prigione, gli uiguri cinesi, i blogger del Qatar: persone che ogni mattina pregano che Hamas sia sconfitto e gli israeliani trionfino. Ma non lo possono dire, altrimenti verrebbero uccisi. Ebbene, Israele si batte anche per loro».

Dell’accordo di Oslo che stabiliva due popoli e due Stati «non rimane nulla. Certo, bisognerà un giorno arrivare alla divisione della terra, non c’è altra soluzione, ma finché ci sarà Hamas sarà impossibile. Finché ci sarà Hamas e finché il popolo palestinese non si sarà svegliato, finché ci saranno palestinesi che penseranno che ci vuole una Palestina dal fiume al mare. Nessuna nazione al mondo accetterebbe di avere come vicino un Paese che ha il progetto politico di eliminarla dalla cartina geografica. Ed è per questo che è così importante la sconfitta militare di Hamas».

Quali sono le analogie tra le guerre che stanno combattendo Israele e Ucraina, ha chiesto Maurizio Molinari.

«Israele e Ucraina hanno gli stessi nemici» ha risposto Henri-Levy. «Nei due anni che ho trascorso in Ucraina per realizzare filmati e reportage avevo droni iraniani sopra la testa, le armate di Kadyrov gridavano Allah akbar e c’era l’esercito russo. Questa è la stessa internazionale che va a colpire Israele. In entrambi i casi sono in ballo democrazia e libertà». E ancora: «Nella guerra all’Occidente dichiarata da queste forze c’è un terzo fronte che è Taiwan. Un fronte ancora tiepido. Ma se l’Ucraina o Israele saranno sconfitti, allora sarà guerra con ‘attacco della Cina. Ed è una storia che riguarda noi, francesi, italiani, europei senza distinzione di nazionalità, perché è in gioco la libertà».

Il libro. Bernard Henri-Levy Solitudine di Israele (La nave di Teseo)

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