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Jacopo De Michelis. La montagna nel lago e un delitto molto nero

Ne La montagna nel lago di Jacopo De Michelis (Giunti) si racconta di un “ritorno a casa” nella geografia suggestiva e quasi atemporale di Montisola, la grande isola lacustre che si erge al centro del Lago d’Iseo. Siamo negli anni Novanta del secolo scorso e Pietro Rota, trentenne giornalista fallito al soldo del periodico scandalistico Schock, corre in soccorso del burbero padre pescatore che è sospettato di omicidio: avrebbe accoppato un noto industriale del luogo con cui, dai tempi della guerra, non è andato mai d’accordo.

Pietro Rota ritrova l’infanzia, il vigile Cris, la ex ragazza Betta – gli altri due componenti di un trio alla Jules e Jim – che aveva malamente piantato da giovane per inseguire il sogno di scrivere. E insieme gli si presenta un enigma che gronda sangue – anche sangue nero di un molto nero passato – e che gli richiede più impegno di quanto si aspetta, lui che oltretutto deve disintossicarsi dalla cocaina, liberarsi da un giro di usurai e infine, nel caso ci riuscisse, ritrovarsi umano.

Nell’indagine ricompare, come si accennava, in modo fantasmatico il dramma della seconda guerra mondiale e un sinistro albergo occupato in loco dai boia della Decima MAS… Ed ecco l’ufficiale nazista Dietrich Greim che ama molto Goethe. Ecco un giovane e losco faccendiere, ecco Adua la sguattera pazza che prepara filtri d’amore e una cameriera bellissima di nome Luce, che incrocia i suoi passi con la milizia spietata (torturatrice di partigiani) del principe nero Junio Valerio Borghese.

Il giallo/noir di Jacopo De Michelis è un page turner che procede garbato nonostante il tema, i temi, e che sviluppa quasi con flemma deterministica l’antico motivo del nostos aggiungendo al suo racconto il pregio della ricostruzione storica, credibile e incredibile, di un periodo che si è rivelato a tutt’oggi inaspettatamente “politico”. È necessario spiegare che ferocia e muta acquiescenza sono due colpe che pesano uguali sulla bilancia, se non della storia, della coscienza?

Ma De Michelis non fa la morale, racconta, e disegna Pietro Rota sullo sfondo di un paesaggio ben scelto perché adatto a simulare e a concedere uno stop del tempo – lo stop della nostra lettura – mentre il suo personaggio dipana il mistero della morte dell’odioso industriale assassinato e forse il mistero di se stesso.

Va detto. Le pecche sono quelle tipiche del genere: l’abbondanza di cliché, alcuni personaggi di dimensione fumettistica, una certa sciatteria linguistica e disomogeneità narrativa – c’è un saliscendi certe volte stonato tra alto e basso, ma sarebbe ingeneroso fare un cherry picking di frasi, non soltanto negli episodi di sesso – e poi il romanzo tiene per più di 570 pagine e ti spiace quando lo hai finito. Allora, è okay.

A proposto di nostos. Il più famoso ritorno a casa è quello di Odisseo, mi dice l’amica Antonella, mia consulente in lettere dimenticate. Ma nei noir come questo, stabiliamo poi, ci si trova di più dalle parti di Edipo – c’è un enigma da svelare, una scoperta, forse una punizione per una colpa antica…

Il libro La montagna nel lago di Jacopo De Michelis (Giunti)

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