48 scatti, tra ospedali, strutture per anziani e carceri, raccontano i giorni più duri della pandemia. Testimonianza di un’emergenza non ancora risolta e del lavoro straordinario di chi si è trovato in prima linea nella battaglia contro il virus. E’ la mostra Don’t leave me alone, a Ferrara, al Pac-Padiglione di arte contemporanea, nell’ambito del Festival di Internazionale, fino al 18 ottobre.
L’autore è Alessio Romenzi, già premiato al World Press Photo, che ha seguito i team di Medici senza Frontiere impegnati contro il Covid-19 in Italia.
Romenzi ha documentato crisi in Libia, Egitto, Sud Sudan, Siria, Libano, Iraq, Giordania, Palestina, Israele, Colombia, Ucraina e Filippine. Il suo lavoro descrive le conseguenze delle crisi sulle popolazioni.
Un impegno che si ritrova nelle immagini – tutte in bianco e nero – dei letti della terapia intensiva dell’ospedale di Lodi, delle strutture per anziani delle Marche durante il lockdown, dei raggi del carcere di San Vittore a Milano e dei siti informali nella periferia di Roma dove abitano le comunità più vulnerabili.
«Le mie foto hanno quasi sempre raccontato guerre e popolazioni in fuga fuori dall’Italia, ma in questo caso l’emergenza era proprio qui» spiega Alessio Romenzi. «Le terapie intensive degli ospedali, le camere delle RSA, i lunghi corridoi di un carcere sono luoghi molto differenti tra loro ma questa pandemia ha scatenato in chi li abita le medesime paure e incertezze. Ecco quindi la scelta del bianco e nero per le foto: volevo che si percepisse la stessa atmosfera lungo tutti i capitoli di questo racconto».
Medici senza Frontiere ha lavorato a fianco del sistema sanitario italiano in Lombardia, Marche, Sicilia e Lazio. Sono stati più di 60 gli operatori coinvolti, tra medici, infermieri, esperti di igiene, promotori della salute e psicologi, alcuni dei quali hanno poi trasferito le competenze acquisite in Italia nella lotta al Covid-19 negli altri 70 Paesi tra Europa, Africa, Medio Oriente, Asia, Oceania e Sudamerica dove Msf sta intervenendo sul coronavirus.
«Questa epidemia ha toccato tutti noi, non solo medici e pazienti, ma anche le persone che hanno avuto i loro affetti colpiti e hanno visto le proprie vite cambiare» spiega Claudia Lodesani, infettivologa e presidente di Msf. «La mostra racconta questa sofferenza ed è un omaggio agli operatori, sanitari e non, che hanno lottato e continuano a lottare contro questo virus nel mondo».
Dopo Ferrara la mostra Don’t Leave Me Alone sarà itinerante in Italia. Affiancata dalla nuova campagna di sensibilizzazione di Msf #UnitiSenzaFrontiere che ricorda come al cambiare delle emergenze resta identico l’impegno dell’organizzazione nel salvare vite ovunque ce ne sia bisogno.
Foto in apertura: una cella del carcere di San Vittore a Milano.
credit di tutte le foto: Alessio Romenzi