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Allonsanfàn

Georges Simenon. La lunga notte di Malempin, che non voleva sapere

«Non ho mai cercato di sapere. Peggio! Bisogna che sia sincero fino in fondo: non ho voluto sapere». Per Malempin, il dottor Édouard Malempin, che in una calda giornata di giugno deve ritirare la macchina nuova e partire con la famigliola per il Midi, il redde rationem che tocca inevitabilmente a tutti i personaggi di …

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Han Kang. L’ora di greco come ricerca di libertà

La cecità di Jorge Luis Borges, “spada” che cala tra lo scrittore argentino e il resto del creato, fa da incipit al romanzo di Han Kang – coreana del Sud, classe 1970, un Man Booker International Prize vinto nel 2016 con La vegetariana (Adelphi) e un premio Nobel conquistato nel 2024 – la quale forse tratta qui …

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Masneri. Roma o la nostalgia di un Paradiso di rovine

Leggo uno dei romanzi dell’estate, Paradiso di Michele Masneri, e mi chiedo: ma ha ancora senso, cioè quale senso ha nel 2024, scrivere un romanzo sui dubbi fasti di Roma caput mundi o capoccia che sia e intanto mitizzarla, smitizzarla, sfotterla o lodarla? Non è un quesito retorico, in fondo al post rispondo, e la risposta credo sia …

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Sándor Márai. Bébi, il primo amore, sull’orlo del delirio

La forma del diario fornisce l’appeal dell’indiscrezione per chi legge e, nel caso sia proposta in letteratura, offre una promessa, naturalmente inattendibile, di sincerità. Questo anche se lo scrivente, come qui, alla prima riga mostra di non sapere quasi niente di se stesso, del suo vero sé, e poiché nel Novecento si patisce molto la …

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Io? Ritorna dalla guerra e da Weimar l’enigma di Peter Flamm

Capita di rado di leggere romanzi così immeritatamente sconosciuti come Io? (Ich?) di Peter Flamm, scritto appresso a una tragedia, se non giunto direttamente dall’inferno, dai campi del macello della Prima guerra mondiale, e proseguito tra la folla di Berlino nello stupefatto incubo della Repubblica di Weimar. Lo ha sottratto all’oblio Adelphi che nella traduzione …

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Ortese. Ama ciò che ti tortura. L’amore e la scrittura nelle lettere a Helle

Siamo nel 1974, Anna Maria Ortese abita murata con la sorella in un buco di due stanze, un pianoterra a Montemario. Campa con una pensione di 72.000 lire, è malata infelice sfiduciata riguardo la sua carriera di scrittrice, non legge, esce poco, per angoscia dorme vestita, si ritira in uno strampalato “rifugio afonico” che si …

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